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Il trittico
di Giacomo Correale Santacroce


trittico

In un articolo pubblicato su Monzalacittà online, dal titolo "Autodromo: il vento è cambiato", a firma di  Paolo Longoni, viene descritto il flirt nascente tra il neo sindaco di Monza  Marco Mariani e il presidente della Sias Claudio Viganò. Credo che le dichiarazioni dei due meritino un  commento, per ciò che dicono  e soprattutto per ciò che non dicono.
Dice Mariani: "La nostra città dispone di qualcosa di unico... di un trittico inscindibile formato dal parco cintato più grande d'Europa, dalla Villa Reale che rappresenta il più preclaro esempio di monumento mitteleuropeo in Italia e l'autodromo più famoso del mondo".
Molto, molto bene. Ma allora perchè, per coerenza, il sindaco non propone che tutto il trittico venga proclamato monumento nazionale, e non soltanto l'Autodromo? Altrimenti quest'ultimo  diventerebbe un primus inter pares. E' questo che vuole il sindaco?
Quanto al Parco, su cui evidentemente aleggia come un fantasma la "maledizione del regicidio", la sua permanente precarietà viene riaffermata dallo stesso sindaco quando lancia invettive  contro i "talebani di turno che si stracciano le vesti per ogni alberello".
Quindi, senza dirlo, il sindaco ci manda questo messaggio: abbiamo sì un trittico, ma non di tre  realtà eguali e distinte. In principio viene l'Autodromo; poi la Villa; alla fine, in via residuale, il Parco.
Passando alle dichiarazioni del presidente della Sias, queste sono decisamente allarmanti. In particolare quella secondo cui "il Parco è grande 700 ettari, ed è abbastanza per ospitare le decine di migliaia di persone che lo frequentano nei week end". E quindi: "E' ora di finirla col chiedere che siano ridotte le aree a disposizione dell'Autodromo". Al contrario, è lecito dedurre, il Parco dovrebbe cederne all'Autodromo. E perchè non cederne altri pezzi per altri scopi, purchè redditizi? Tanto è così grande! Perchè non invitare alla mensa anche privati come Paolo Berlusconi?
Nella mente di chi ragiona in termini di quantità, e non di qualità,  in realtà non c'è "il parco  cintato più grande d'Europa", bensì "Il patchwork più disponibile d'Europa".  Secondo questa visione, il Parco non è una cosa unitaria, quella che aveva progettato e realizzato 200 anni fa Luigi Canonica (le celebrazioni sono già morte e sepolte) e che nonostante i guasti subiti ancora consente di chiamarlo "parco".  In queste menti, il Parco è un insieme di cose destinate ad usi qualsiasi ("da mettere a reddito") anche se non hanno nulla a che fare con un parco.
La decisione illuminata di alcuni anni fa, di eliminare la pista dell'ippodromo e di ricostituire l'ambiente originario con il viale dei carpini che unisce le ville Mirabello e Mirabellino, ha dimostrato che il disegno originario del Canonica è ancora vivo e vegeto (anche se stentatamente) . Se si eliminassero i ruderi della sopraelevata e della inutile pista ad alta velocità, quel disegno diventerebbe ancor più evidente. Se si togliesse il golf, il ricupero del Parco in quanto tale sarebbe sostanzialmente cosa fatta.
E veniamo all'Autodromo. Come tutte le altre immissioni del '900, è per sua natura incompatibile con il disegno e le finalità della Imperial Regia Villa e Parco (bene fa Mariani a sottolinearne la esemplarità mitteleuropea). Ma a differenza delle altre immissioni, l'Autodromo risponde a  sensibilità popolari molto diffuse, in sé incontestabili e legittime.  Accettiamo quindi pure la visione marianea del "trittico". In tal caso tutto si giocherebbe sul contenimento degli elementi contraddittori, e cioè sugli usi dello spazio in concessione e sulle attività rumorose.
Quanto alla fondazione, fa piacere che Mariani intenda proseguire l'impegno di Faglia per realizzarla. Va da sé che una fondazione che presieda unitariamente alla Villa e al Parco di Monza non può escludere l'area dell'Autodromo. Purché la sottolineatura che Mariani fa di questa inclusione non nasconda secondi fini rispetto a quelli culturali, naturalistici e di una fruizione collettiva compatibile, propri del monumento.
In conclusione, vada per il trittico, purché rettamente inteso. Ma purtroppo, su di esso incombono due fenomeni paranormali: lo  stato di trance collettiva  che colpisce molti monzesi quando si parla dell'Autodromo (con Milano nella parte di medium), e la maledizione del regicidio che incombe sul Parco.

Giacomo Correale Santacroce


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  9 settembre 2007